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Auto-citazioni sulla vicenda di Benedetto XVI e della Sapienza:

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A futura memoria.

[Per lasciare eventuali commenti collegarsi agli articoli citati.]

Mi è capitato di pranzare davanti al telegiornale.

Primo servizio: sciopero.
Contenuti: -Mah, non so, siamo qui, aspettiamo.- -Insomma, io devo andare a lavorare!-
Cambio canale: stessa solfa.
Cambia servizio: la qualità dell’informazione è la stessa.

Spengo la televisione. Accendo il sigaro.
Nuoce meno alla salute.

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Così titola Le Figaro.fr in un articolo di attualità economica di oggi.

L’originale è, ovviamente, in francese. Traduco liberamente qualche passo.

“Ieri la Commissione europea ha annunciato che potrebbe aprire un’inchiesta sul fantastico patrimonio immobiliare della Chiesa italiana, che beneficia di privilegi fiscali (…) assimilabili a sovvenzioni di Stato, considerati quindi illegali.
(…) a Roma la Chiesa detiene quasi un quarto del patrimonio immobiliare (…)
Il quotidiano La Stampa calcola che il mancato introito del Comune di Roma sia di circa 20 milioni di euro (…)”

Vi ricordate che Romano Prodi aveva chiesto alla Chiesa di dichiarare peccato l’evasione fiscale?

Adesso posso farmi due risate?

[Via Italieni.it newsletter

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Nei pub tedeschi, dopo essersi fatti qualche birra, che, com’è noto, è particolarmente diuretica, si può giocare a un videogioco di auto controllato dal flusso di urina.

Se si perde il controllo (della pipì come dell’auto) il gioco si conclude con un video che invita a non mettersi al volante, perché troppo ubriachi.
Geniale il messaggio di chiusura: “Too pissed to drive? Take a Taxi instead.”

Non perdetevi la presentazione del PISS-SCREEN, che fa molto news di Ferragosto.

Unico neo: per le signorine come la mettiamo?

[Via VisionPost]

L’aria entra dal finestrino e s’avvolge a spirale, scompigliando i pensieri.
Leggo che agli americani serve un libro perché si ricordino di pensare.
Guardo i loro telefilm: sono didascalici. Hanno bisogno che gli si spieghi tutto.
E noi gli andiamo ad assomigliare.

Non reggo la vista di notiziari, blob, report, discussioni e dibattiti da circo equestre.
Non reggo gli slogan: né urlati, né sussurrati, né soavemente digitati sulla tastiera.

Ogni volta che li ascolto, che li vedo, il mio filosofo riecheggia nella mente, come se lo avessi studiato ieri.

Banalizzerò moltissimo il suo pensiero, vittima io stessa, mio malgrado, di quella necessità di sintesi che spesso è un’ottima scusa per mascherare il vuoto spinto delle idee.
A lui non sarebbe piaciuto  affatto.
Ma spero mi perdonerà, un giorno o l’altro, dopo che avrà smesso di rivoltarsi nella tomba.

“L’irrespirabile totalitarismo che imperversa nella democrazia odierna”, scriveva nel lontano 1967 [*], “vorrebbe politicizzare tutto… Il filosofo si deve difendere come può da queste pretese…”

Ormai da tempo abbiamo conquistato una certa eguaglianza economica, che, però, non è di per sé sufficiente a schiudere alle nuove generazioni “le porte della cultura”, che è fatica, studio, disciplina, metabolizzazione “dei padri”, ovvero di una tradizione.

Questa è stata per troppi secoli appannaggio esclusivo delle classi più abbienti ed ora che vi “si affacciano in massa… si trovano davanti ad una cultura che non è stata fatta da loro… né per loro, e che presuppone valori che essi non sanno vivere”. [**]

La delusione determina allora il “risentimento totale: la distruzione totale della cultura e di tutti i suoi valori”.
“… tutti devono essere uguali, tutti devono non pensare, bensì marciare, dimostrare, contestare, rovesciare e incendiare automobili, picchiare la polizia, tutti insieme, con i medesimi slogans, uniti in un’unica mistica persona ribelle…”. [***]

Ecco quindi che la “persona”, intesa come cosmo di valori, come fondamento della moralità, della libertà, dell’autotrascendenza, capace di vivere in modo “autentico”, viene relegata ai margini della società democratica, in cui apparentemente trionfa la “massa”, in cui di fatto trionfano coloro che hanno gli strumenti per accedere al potere, per far valere i propri interessi a discapito di quelli altrui. [****]

Sento sempre più vere queste parole.

O quelle, ben più amare, di Quasimodo.

“Sei ancora quello della pietra e della fionda
uomo del mio tempo”. [°]


[*] Giulio Preti, Un filosofo è un filosofo, “La Fiera letteraria”, 1967, n. 26, p. 53
[**] Giulio Preti, Que serà serà, Il Fiorino, 1971, pp. 15-18
[***] Giulio Preti, Crescete e moltiplicatevi, “La Fiera letteraria”, 1968, n. 34, p. 9
[****] Giulio Preti, La politica non fa la storia, “La Fiera letteraria”, 1967, n. 47, pp. 3-4

[°] Salvatore Quasimodo, Uomo del mio tempo, da Acque e terre, Edizioni di “Solaria”, 1930

C’è una bella differenza.

La stessa che passa tra una vera filosofa e una semplice filosof-fessa.

Con ciò mi taccio e mi rimetto tutta alle parole del n. 150 in questo post: http://akatalepsia.blogspot.com/2007/04/150.html

Oltre che al commento di amalteo, che segue.

Come sicuramente già saprete, dall’ondata di sollevazione generale suscitata dal cetriolone italico sono scaturite due lodevoli iniziative: Scandalo italiano e RItalia Camp.

Dopodomani, 31 marzo, scade il termine per firmare la petizione promossa da Scandalo italiano.

Anche se dubito che la letterina a Prodi sortirà gli effetti sperati (se non altro perché, in base alla legge, per avere accesso agli atti amministrativi occorre essere portatori di un interesse legittimo, cioè ad esempio una ditta esclusa dalla gara per il disegno del logo), mi sembra meno velleitaria della lotta per la salvaguardia della foca ugandese.

Ah, si può pure partecipare al wiki.

Una volta c’era “la posta del cuore”, oggi andiamo verso “la posta di Google”.

Le ultime chiavi di ricerca che hanno indirizzato qualche malcapitato sul mio blog sono state:

  • come scrivere una lettera a mio marito
  • come gestire due figli molto piccoli
  • fuga da scuola + tristezza
  • quando i genitori sanno educare i figli
  • a volte anche i genitori sbagliano
  • adolescenti e ansia quanti sono?
  • quali possono essere gli hobby di un adolescente
  • domande dei figli e paure dei genitori

Il che non mi pare proprio incoraggiante.
Cioè mi sembra piuttosto triste e preoccupante che queste domande vengano rivolte ad un motore di ricerca anziché ad altri esseri umani: amici, parenti, consulenti dei servizi sociali, associazioni di sostegno presenti nei vari Comuni o circoscrizioni, al limite persone conosciute in forum o gruppi di discussione specifici…

Sono alquanto a corto di argomentazioni, anche perché reduce da un convegno milanese che ha prosciugato le mie già labili facoltà mentali, ma ho la fastidiosa sensazione che in tutto questo ci sia qualcosa di profondamente sbagliato.
Che ci fa del male.

Spero di aver torto.

A Piegiorgio Welby.

One note from One Bird
Is better than a Million Word –
A scabbard has – but one sword

Una singola nota da Un singolo Uccello
È meglio di un Milione di Parole –
Un fodero ha – solo una spada

Emily Dickinson, J – / F 1478 (1878)

Il 31 dicembre 2006 decadono i diritti di sfruttamento economico delle opere di Luigi Pirandello e Grazia Deledda, a settant’anni dalla morte dei due scrittori.

Ovviamente la SIAE cerca di correre ai ripari. E il Partito Pirata italiano di contrastarla, mettendone immediatamente on-line i testi e promuovendo, tra l’altro, una raccolta di firme.

Io, però, concordo con Giulio F., un commentatore dell’iniziativa.

Per gli e-books liberi da copyright c’è già il progetto Manuzio: meglio concentrare gli sforzi su quello.

Questo intervento di Jiguki, originato dal mio post sul bullismo, mi piace davvero. Merita un nuovo post.

Jiguki: https://filosoffessa.wordpress.com/2006/11/23/un-due-tre-la-colpa-la-do-a-te#comment-89

Laura: https://filosoffessa.wordpress.com/2006/11/23/un-due-tre-la-colpa-la-do-a-te#comment-90

Jiguki: https://filosoffessa.wordpress.com/2006/11/23/un-due-tre-la-colpa-la-do-a-te#comment-92

Laura: Ho molto apprezzato la parte sulle paure dei genitori e, ancor di più, quella sulla scuola. Avrei però una domanda ulteriore (giusto per metterti la pulce nell’orecchio). Quando parli di <<far scoprire i reciproci mondi alle due generazioni>> come pensi che si possa fare, all’atto pratico?
Ti ringrazio se vorrai continuare il discorso qui. A presto.

Continuano le mie elucubrazioni sulle fallaci(e) da bar.

Provo a rispondere alle domande che mi angosciano con due citazioni dal libro intervista di Aldo Nove.

Tu insegni. Come li vedi i ragazzi di oggi?

Smarriti. Condizionati da una semplificazione della realtà che è difficile da reggere perché non è la verità, e ciò crea ansia. Allora come insegnante inevitabilmente mi chiedo: – Come inserire dei margini di dubbio, di criticità in persone che sono già terrorizzate? –

(dall’intervista a Roberta, p. 12)

Leggi il seguito di questo post »

Non volevo. Io sulla Fallaci non ho davvero niente da dire. Ho letto qualche suo libro (prima del delirio anti-islamico) e non mi è piaciuto. Da bibliotecaria so che è stata, nel bene e nel male, tra i protagonisti della scena letteraria italiana del dopoguerra. Della donna Oriana non so nulla. Forse questa sarà un’occasione per saperne di più, ma per il momento non posso che confessare la mia ignoranza.

Eppure mi ci tirano. Perché al bar mi viene la pelle d’oca ascoltando i discorsi degli avventori (e della barista). Perché al bar non interessa a nessuno capire, argomentare, conoscere. Si parla per slogan. (Scoperta dell’acqua calda, certo.)

Ma allora mi chiedo come si fa? E’ possibile far crescere la coscienza di una nazione?

Quanti sono gli elettori da bar? Dove ci porteranno?

Leggo Massimo Fini citato da Brodoprimordiale:

“Fra cinquant’anni libri come La forza della ragione verranno guardati con lo stesso orrore con cui oggi si guarda il Mein Kampf e ci si chiederà come sia stato possibile.”

Ne siamo proprio sicuri?

Per firmare la petizione che chiede di abolire il canone Rai: http://www.aduc.it/dyn/rai/

Disclaimer

Tutta la pubblicità che compare sul mio blog non è stata autorizzata da me, né posso far nulla per rimuoverla, come spiego in questo post.
Ecco perché, per il momento, cambio casa.

Contatti

laurabbase-filosoffessa[at]yahoo.it
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